di Claudio Pagano
Rassegna Gerta La Visionaria – Visioni di Gerta
Monastero dei Benedettini – Catania 2 maggio 2011/21 maggio 2011
Le luci e le ombre di Eugene W. Smith, l’interiorità scattata, la percezione dell’invisibile Io…
Da qui il fascino e l’emozione nel conoscere questo fotografo, nel cercarne il senso, i sensi, le forme, le evocazioni. Ho conosciuto Eugene W. Smith nel suo racconto di sé nell’altro, dell’altro in sé. Ho percepito nelle sue immagini, silenzi, spazi, odori, pensieri informi… attese, ho ascoltato la sua storia, il suo periodo chiuso in un loft a “scattare” il mondo da una finestra.
Un giorno casuale, di una vita casuale e distratta, di fronte ad una finestra, in un crepuscolo piovoso, su una realtà a me estranea eppure tanto evocativa della condizione prima dell’essere umano, quale è la solitudine, l’istinto mi portava a cercare la lente dell’inconscio, dell’impercettibile percetto, dell’insensato senso dell’infinita finitezza sensoriale: l’obiettivo. Iniziavo a scattare, dalla medesima posizione, all’inizio nella medesima inquadratura. L’umida umanità sola passava come in una rassegna del molteplice-uno di fronte alla mia mira e scattavo come volessi vedere dentro, come volessi, dall’esterno della mia condizione visionaria, impossessarmi di quella fragilità. Sentivo un irrefrenabile impulso a guardare attraverso la macchina, una fame di percezioni, di storie, di racconti… di nulla. Una condizione in cui mi sono trovato per mesi, riscoprendomi avido di ritornare a quella finestra, a nuove piogge, a furti di emozioni solitarie. Sentivo una metamorfosi interiore; sempre più, di fronte a quella finestra, sentivo invertirsi il flusso della mia coscienza: l’esterno e l’interno a me, grazie al filtro del mio obiettivo, coincidevano, si mescolavano, si contraddicevano. Il furto a poco a poco era ricambiato, le luci, le ombre, l’invisibile a occhio nudo mi rubavano ciò che credevo mio, liberandomi.
Ho visto in faccia, scatto per scatto, la mia solitudine. Ho guardato negli occhi, posa per posa, la mia interiorità. Ho sentito salire dal profondo alla pelle delle dita frementi su un pulsante, il pulsare dell’umano. Mi sono perso in un’unica, infinita, oceanica percezione dell’Io nell’Altro, dell’Altro nell’Io…
Dalle vertigini alla liberazione, dall’emozione alla consapevolezza, da Eugene W. Smith a Eugene W. Smith…