di Daniela Emanuela Di Stefano*
Da noi, in Sicilia, siamo riusciti a frenare la diffusione del SARS-CoV-2, il Coronavirus responsabile degli innumerevoli casi di Covid 19 che hanno determinato serie difficoltà assistenziali in molte regioni del Nord Italia.
Siamo anche riusciti, non sottovalutando mai la contagiosità di questo virus, ad organizzarci in breve tempo, nel caso che anche da noi i pazienti Covid, e soprattutto i pazienti Covid critici, potessero moltiplicarsi a dismisura.
Dobbiamo riconoscere che i risultati ad oggi ottenuti sono stati dovuti al costante impegno della politica regionale, insieme al lavoro svolto dagli esperti del settore, e dalle Aziende Sanitarie. Io posso parlarvi della mia esperienza diretta, vissuta all’interno dell’ARNAS GARIBALDI di Catania, e dell’U.O.C. di Anestesia e Rianimazione del P.O. Garibaldi Centro di Catania, che dirigo.
È stata una corsa. L’UOC di Anestesia e Rianimazione ha trasferito, riorganizzato e potenziato la propria Terapia Intensiva in brevissimo tempo, dal 16 al 18 marzo 2020, assicurando 20 posti letto ad alta intensità di cure.
Contro il SARS-CoV-2 non abbiamo avuto, ed ancora non abbiamo, antivirali specifici. Abbiamo utilizzato, come tutti gli altri centri a livello internazionale, molecole con una probabile attività volta ad indebolire l’azione patogena del virus, ma ancora a livello sperimentale. Abbiamo lavorato secondo una logica multidisciplinare, insieme ad esperti infettivologi, ma anche cardiologi, radiologi, ed insieme a qualsiasi altra collaborazione specialistica che si è rivelata utile per ogni singolo caso.
Insieme alla Direzione Sanitaria si sono costruiti sicuri percorsi ospedalieri, affinché nessun paziente non Covid potesse correre il rischio di infettarsi, per esempio ritrovandosi insieme ad altri pazienti Covid.
Ma quale è stato, e qual è, il ruolo della Terapia Intensiva?
La Terapia Intensiva è intervenuta, ed interviene, quando le funzioni vitali del paziente, quali la funzione respiratoria, cardiocircolatoria, renale, metabolica etc.., compromesse dall’aggressività virale, dovevano e devono essere sostenute.
Iniziano così vere e proprie battaglie, dove si vince quando è possibile assicurare la sopravvivenza, ed un percorso di guarigione, al paziente. Si interviene monitorizzando i parametri vitali, e si lavora per riportare i valori alterati ad un range di normalità.
Tutti i pazienti Covid sono stati colpiti da gravissime polmoniti interstiziali, sono stati sottoposti a ventilazione artificiale con metodiche invasive e non invasive, per assicurare l’ossigenazione di tutti gli organi. In molti di loro è stato necessario associare un supporto emodinamico, un supporto delle funzioni renali con emofiltrazione, intervenire su parametri metabolici ed emogasanalitici, ed altro.
I più deboli, e dove l’aggressività del SARS-CoV-2 è stata più violenta, ci hanno lasciati. Soprattutto pazienti anziani, prevalentemente di sesso maschile, già precedentemente affetti da invalidanti comorbilità come diabete, broncopatie croniche, vasculopatie periferiche, malattie neoplastiche etc… Ma molti di loro, se non avessero “incontrato” questo Coronavirus, avrebbero ancora vissuto, probabilmente, altri anni.
Altri hanno superato le fasi più critiche della malattia, e sono stati dimessi dalla Terapia Intensiva, iniziando così un promettente percorso di convalescenza.Oggi, il numero dei ricoveri è molto diminuito. Andiamo verso la fase 2. Ma siamo ancora di fronte ad un patogeno molto pericoloso, e non credo che ci possa convenire abbandonare troppo presto un atteggiamento prudente. Certo, dovremmo con gradualità uscire dall’isolamento della fase 1. Ma non dobbiamo dimenticare che il SARS-CoV-2 ha ampiamente dimostrato di essere fortemente contagioso e letale.
*Dott.ssa Daniela Emanuela Di Stefano
Direttore U.O.C. Anestesia e Rianimazione
P.O. Garibaldi Centro di Catania