di Davide Blotta
Sabato 27 Giugno, nonostante l’afa e il caldo torrido delle prime ore del pomeriggio, migliaia di persone hanno ballato, sfilato, manifestato le libertà LGBTQIA+. B-side pride, in contrasto alla chiamata istituzionale del 28, ha voluto anticipare e organizzare una chiamata autonoma: “Il transfemminismo è critica della realtà”.
Tra le organizzazioni ricordiamo B-side, collettivo la MALA Educacion, Laboratorio Smascheramenti, Non Una di Meno, Elastico fa/ART, Uni LGBTQ; oltre ad esse, presenti anche MIT Movimento Identità Transessuale e Ombre Rosse, collettivo di sex workers contro gli stigma sessuali.
In rispetto delle regolamentazioni anti covid la piazza viene segnata con dei gessetti. Una situazione insolita per un pride che significa riappropriazione di gesti e desideri del corpo. E’ ancora vivido il ricordo dell’anno precedente, quando il corteo-pride sfilò nonostante una fitta grandinata pomeridiana. Quest’anno la piazza-pride è certamente una situazione più statica, tuttavia, la potenza della piazza del b-side è la sinergia tra le ombre rosse e le reti di solidarietà palestinese, curda e anticarceraria. “Siamo stanche della violenza israeliana verso il popolo palestinese e siamo stanche della violenza contro il popolo curdo. Entrambe le esperienze ci insegnano la resistenza e ci fanno ragionare su cosa significano autogestione e autorganizzazione.”
Le denunce di violenza eteropatriarcale, stigmatica, sessuale, di genere, razziale e religiosa sono accompagnate sempre da una narrazione autorganizzata di vita desiderante, libera, scomoda e intersezionale. La crisi sanitaria, infatti, ha solamente acuito le precarietà di tutto. Dai beni necessari al sostegno al reddito, dal riconoscimento del lavoro sessuale alle protezioni sanitarie, le rivendicazioni hanno incrociato gli aspetti vitali dei soggetti che non si riconoscono né nella “normalità”, né nell’assistenzialismo di una società bianca e eteropatriarcale: Non è il familismo cattolico che ci proteggerà.
Al centro di tali rivendicazioni vi è un discorso sul legame, sull’affinità, sulla intimità di un mondo delle necessità e del desiderio al tempo stesso. La riproduzione sociale, la cura degli altr* e della natura si legano così alle lotte Black Lives Matter e antifasciste “ Dalla Palestina al Brasile”.
Non Una di Meno ricorda le restrizioni e le accuse imputate al collettivo cileno LASTESIS da parte del governo di Piñera. Già nella giornata precedente -“Torniamo nelle Strade! Ci tolgono il tempo, riprendiamoci tutto!”- era stato indetto un secondo flash mob di “El violador En tu Camino” in solidarietà alle compagne accusate. Numerose anche le comunicazioni ed i messaggi letti ad alta voce e tradotti in italiano.
La piazza statica di sabato fa parte del percorso “Marciona”, una serie di partecipate assemblee transterritoriali di realtà queer che in più città di Italia hanno deciso di portare in piazza una cornice di rivendicazioni comuni, così creando un coordinamento per i pride del 2020. Qui riportiamo l’elenco come da blog indicato:
- LA CURA È UNA LOTTA POLITICA
- OLTRE L’OMOTRANSFOBIA, CONTRO L’ETEROPATRIARCATO
- IL LAVORO SESSUALE È LAVORO
- UN PRIDE QUEER È UN PRIDE ANTIRAZZISTA
- NON ESISTONO DIRITTI CIVILI SENZA REDISTRIBUZIONE
- L’ISTRUZIONE È FONDAMENTALE
- IL PRIDE QUEER È ANTISPECISTA E AMBIENTALISTA
- LE TECNOLOGIE QUEER SONO AUTOGESTITE
- CALENDARIO PRIDE TFQ 2020