SILENZIO PER ADNAN

Cronaca della manifestazione organizzata dalla Comunità nissena indignata per l’assassinio di Adnan Siddique, giovane pakistano che non ha voluto piegarsi al caporalato ed allo sfruttamento, brutalmente ucciso la notte del 4 giugno.

Articolo di Giulio Scarantino

Foto di Danilo Napoli

Ieri la fiaccolata per Adnan è stata abbastanza partecipata, oltre a diversi pakistani erano presenti tante associazioni, gruppi sociali, l’intera giunta, qualche sparuta rappresentanza di altre città della Sicilia e poi cittadini nisseni, italiani e non. Sicuramente una piazza commossa per il saluto al fratello Adnan e arrabbiata per il suo crudo omicidio. Il coro che chiede giustizia si leva dal pubblico più volte, nell’intervallo tra l’alternarsi di chi prende parola. 

Tanti gli interventi, anche di rappresentanti delle associazioni, gruppi sindacali, dei partiti e infine anche del Sindaco. Tutti ovviamente opportuni. Eppure il momento più toccante di ieri è stato il minuto di silenzio. Un silenzio faticosamente raggiunto, tra il chiacchiericcio di qualche curioso spettatore, ma che una volta realizzato è esploso in 60 secondi di commozione. 

Sarà forse perché per un attimo quel silenzio ci ha ricordato chi è stato il complice esecutore dell’omicidio di Adnan. Il silenzio appunto. Adnan è stato invece Il boato che ha interrotto l’apparente torpore di Caltanissetta. Il silenzio omertoso in una città apparentemente tranquilla. Dove possiamo permetterci il lusso di avere come principale oggetto del dibattito politico, le vetrinette di un negozio nel centro storico o qualche strada non ancora pulita. Una città che per essere rigenerata ha bisogno solo di un po’ di pulizia o di decoro. 

Eppure proprio dal silenzio dovremo ripartire, non quello omertoso, ma di meditazione e di riflessione. Il silenzio umile del senso di colpa, per non commettere l’errore di lasciare di nuovo nel silenzio fraticida il nostro amico Adnan.

(Articolo pubblicato in “LAO – L’Antenna Online” il 14 giugno 2020)

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