Comunicato stampa di Croce Rossa Italiana – Comitato di Catania
Foto di Davide Casella
Sabato 18 giugno 2022, alle ore 10, vi sarà presso il Cimitero Monumentale di Catania il posizionamento delle lapidi intitolate a tre migranti, deceduti durante la traversata del Mediterraneo e sepolti come sconosciuti, per i quali è stato ottenuto il provvedimento di rettifica del certificato di morte.
L’attività del servizio RFL (restoring family links) della Croce Rossa Italiana – Comitato di Catania, nata nel 2018 in collaborazione con il progetto MECMI del CNRS e portata avanti con diversi attori istituzionali (Procura, Prefettura, Questura, Comune), è finalizzata alla raccolta di informazioni relative alle salme delle persone migranti, al riconoscimento delle stesse ove possibile e, infine, alla realizzazione di una degna sepoltura.
Le lapidi riporteranno il nome e il cognome di tre persone che, in assenza di tale attività, sarebbero rimaste sconosciute.
Si tratta, dunque, di un ulteriore tassello in aggiunta alla lunga collaborazione tra il servizio RFL del Comitato CRI catanese e le Istituzioni locali, il raggiungimento di un importante obiettivo dopo un percorso iniziato nel 2015 nel quale sono state coinvolte le autorità locali competenti.

© Ph Davide Casella, Gerta Human Reports (2019)
Come noto, nel 2014, Catania fu travolta dal fenomeno migratorio e Croce Rossa – Comitato di Catania – si dedicò, sin da subito, alle attività di accoglienza delle persone sbarcate sulle nostre coste.
Per garantire un approccio quanto più umano e dignitoso e facilitare i canali comunicativi con le persone migranti appartenenti alle più diverse etnie, apparve di particolare importanza costituire un gruppo di mediatori interculturali e predisporre un servizio di ripristino dei contatti familiari, denominato RFL “ Restoring Family links “, affinché si potessero tutelare i legami familiari di tutte quelle persone che, per le più svariate ragioni (dai conflitti prima alle catastrofi naturali poi), perdessero i contatti con i propri cari.
Nel novembre del 2014, presso il comitato di Catania, venne ufficialmente istituzionalizzata l’attività RFL, sia come Ufficio ricerca sia come Attività nei luoghi di sbarco (dapprima come progetto pilota presso il solo porto di Catania e, in seguito, negli altri porti della Sicilia e non solo) ponendosi quale ulteriore ambizioso obiettivo la prevenzione della separazione dei nuclei familiari.
Nel 2015 Il Comitato di Catania siglò il primo protocollo con la Prefettura, la quale riconobbe al servizio RFL la competenza a svolgere una serie di attività (dalla prevenzione alla separazione dei nuclei familiari, al ripristino dei contatti tra congiunti sino all’accompagnamento dei familiari ricongiunti) sia direttamente presso il porto di Catania sia nei centri di accoglienza e legittimò il Comitato alla ricezione delle liste delle persone migranti arrivate a seguito di sbarchi nella città Etnea.
Tra il 2017 e 2018 vennero siglati ulteriori protocolli tra il comitato di Catania e altri importanti attori istituzionali coinvolti nel c.d. fenomeno migratorio, tra cui, giova ricordare l’accordo con il carcere di piazza Lanza e il ministero di Grazia e giustizia. Grazie a questa sinergica rete istituzionale, l’RFL consentì il ripristino del contatto tra detenuti migranti e le loro famiglie d’origine.
Nel 2018 vennero stipulati ulteriori accordi tra il Comitato di Catania, altre autorità istituzionali locali, quali Procura della Repubblica e Comune di Catania, e il MECMI ( progetto del CNRS – ufficio ricerche francese: morti e dispersi nel mediterraneo). Grazie a tale collaborazione, dapprima venne eseguita una mappatura delle salme che trovavano accoglienza presso il cimitero di Catania e, a seguire, venne svolta un’attività di ricerca e incrocio dei dati raccolti presso gli uffici della polizia scientifica, della squadra mobile e dei servizi cimiteriali.
Partendo, dunque, dai corpi sepolti a Catania (circa 270, quasi tutti senza nome), per il tramite delle testimonianze raccolte, dei verbali di riconoscimento e dei reperti, si giunse ad identificare ben tre salme, attribuendo loro un nome e un cognome e, con appositi provvedimenti emessi dal tribunale di Catania, ad ottenere la conseguente rettifica dei relativi atti di morte.

© Ph Davide Casella, Gerta Human Reports (2018)