MANIFESTAZIONE PER LA PACE, AMBASCIATA RUSSA DI ROMA, 13 OTTOBRE 2022

Articolo di Lucia Corso

Foto di Lucia Corso

Foto di Natalia Kudryk

Video di Lucia Corso, montaggio Davide Casella

Al motto “Non c’è vera pace senza verità; non c’è verità senza libertà’, circa un migliaio di cittadine e cittadini di nazionalità italiana ma anche ucraina, bielorussa, moldava e russa, insieme a politici e rappresentanti di associazioni religiose e laiche, si sono riuniti a Roma nei pressi dell’ambasciata russa per chiedere il cessate il fuoco immediato e la fine della guerra russo – ucraina. Ma soprattutto per contrastare le falsificazioni della storia passata e presente che, a dire degli organizzatori e dei partecipanti, costituiscono i principali ostacoli al processo di pace. Chiarissime le parole di apertura del portavoce del Movimento di Azione Nonviolenta (Mean), Angelo Moretti. 

Alla mobilitazione, convocata da Mean con circa 48 ore di anticipo, hanno aderito varie associazioni come Base Italia, LiberiOltre, Comitato Giovani per l’Ucraina, Associazione Cristiana degli Ucraini in Italia, Casa della Carità, Movi, Rete dei Piccoli Comuni Welcome, Sale della terra, Una montagna di libri, Casa del Giovane, Dedaulus, Consorzio Nova, Fondazione Ebbene, Re.Sint ed altre ancora. Molti i politici presenti: fra i nomi, Enrico Letta, Graziano Delrio, Lia Quartapelle, Nicola Zingaretti, Marianna Madia, Debora Serracchiani, Carlo Calenda, Mariastella Gelmini, Emma Bonino.

Tante le adesioni anche a titolo individuale come quella di Luigi Manconi, Sandro Veronesi, Costantino De Blasi, Massimo Recalcati, Mauro Magatti, Luca Jahier, Luca Doninelli. 

Gli interventi hanno affrontato sostanzialmente tre temi. Il primo attinente alla genesi del conflitto; il secondo relativo ai presupposti minimi per avviare un processo di pace; il terzo relativo alla propaganda putiniana diffusa in Europa ed in Italia soprattutto. 

Sul primo punto, gli interventi di testimoni diretti (provenienti dal Donetsk, dall’Ossezia, dalla Bielorussa e dal Donbass, cui si è aggiunto Oles Horodetskyy, presidente dell’associazione cristiani ucraini in Italia) hanno provato a sgomberare il campo dalla prima e più macroscopica menzogna fra le tante che circolano sulla origine della guerra, e cioè che la Russia sia intervenuta in una guerra civile fra ucraini e popolazione russofona: non c’era alcuna guerra civile prima del primo intervento militare russo nelle regioni di Donbass e Crimea; nel 2022 i disordini e gli scontri fra russofoni e ucraini erano sostanzialmente cessati; scorretta è l’identificazione dei russofoni e perfino dei separatisti russi con i russi che vengono comunque percepiti come occupanti; i russofoni sono nella stragrande maggioranza a fianco dell’Ucraina. Horodetskyy ha ricordato che l’80% dei soldati del battaglione Azov parla prevalentemente russo. L’origine della guerra è invece da ravvisarsi, nelle voci dei testimoni, nella paura di Putin che lo spirito democratico consolidatosi dopo i fatti di Maidan potesse estendersi alla Bielorussia e alla Russia. 

Sulle precondizioni per la pace, tutti sono stati fermi nel ribadire che il diritto internazionale e dunque l’integrità territoriale dell’Ucraina sono i presupposti indefettibili da cui partire per i negoziati. Ai politici italiani che hanno preso la parola, Marco Bentivogli ed Emma Bonino, si deve invece l’attenzione sulla propaganda filoputiniana che circola fuori dalla Russia ed in Italia, propaganda che fa distorcere perfino le parole del Papa e che tende ad ingenerare dubbi, confusione e paura nell’opinione pubblica e dunque ambivalenti prese di posizione. 

Manifestazione per la Pace. Ambasciata russa, giovedì 13 ottobre 2022, Roma (Italia).
© Video Lucia Corso (2022)
Montaggio Davide Casella
© Gerta Human Reports (2022)

Insomma, pace sì, ma che sia fondata sulla verità e la giustizia. Nel frattempo quello che è stato definito dalla voce commossa dell’osseta Fatima il mondo civile deve restare unito contro Putin e continuare ad assistere anche militarmente l’Ucraina: perché nessuna indicazione sembrerebbe suggerire che una nuova occupazione russa possa essere per le donne e gli uomini ucraini, in qualsiasi parte si trovino, diversa dalle crudeli esperienze del passato. 

Ultimo punto. Le parole chiarissime di Marco Bentivogli hanno enfaticamente dichiarato che nessuna forza politica che sia filoputiniana o anche semplicemente ambivalente può qualificarsi progressista. La piazza ha reagito con un fragoroso applauso. La bordata chiara a nuovi leader, che arrogandosi la paternità di nuove strategie di pace, finiscono per fare gli interessi dell’invasore russo. 

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