di Mariagrazia “Chicca” Moncada
Nairobi, capitale del kenya, viene considerata una ricca città africana, luogo di transito per i turisti di tutto il mondo diretti a godersi i safari africani.
Ma Nairobi non è una città ricca, è una città composta prevalentemente da slums (baraccopoli) che vivono in una specie di purgatorio dove le condizioni di vita sono ai limiti di quello che consideriamo umano.
Mathare è una di queste enormi baraccopoli abitata da 600 mila persone. Il problema più evidente riguarda lo smaltimento dei rifiuti. Essendo infatti prevalentemente privato e non obbligatorio, quelli che vivono nelle baraccopoli buttano la spazzatura davanti alle proprie case o nel fiume, quasi inconsapevoli dei danni che questo può provocare alla loro salute. La maggior parte delle persone che vivono in baraccopoli bevono l’acqua del fiume, la usano per l’alimentazione, per l’igiene personale ecc… Lo stesso per quanto riguarda i prodotti della terra che è fortemente contaminata da ogni genere di rifiuto, dalla plastica alle batterie. Le fogne sono a cielo aperto e i bambini come tutti i bambini del mondo non sanno che giocare con la poltiglia che si trova lì dentro può essere letale. In questo quadro però non tutti si arrendono, molti giovani costituiscono associazioni per la pulizia di piccole zone, lavorano per portare un po’ di informazione, cercano di migliorare come possono un posto che sembra appartenere più all’inferno che a questo mondo.