Catania, domenica 25 ottobre 2020
Articolo di Angelo DI Giorgio
Foto di Angelo Di Giorgio
Foto di Carlo Arcidiacono
Foto di Sergio Alessio Attanasio
Ricostruiamo in modo obbiettivo e aderente ai fatti quanto avvenuto la sera di domenica 25 davanti alla prefettura di Catania.
Innanzitutto una domanda sorge spontanea sul meccanismo di sicurezza messo in campo dalla questura: erano previsti due appuntamenti distinti, uno sotto la prefettura indetto dalle categorie produttive messe in ginocchio dalla pandemia e di nuovo duramente colpite dall’ultimo decreto emanato dal governo; l’altro in piazza Duomo dei neofascisti. Mentre nel primo caso non c’era ragionevolmente da aspettarsi alcun problema, nel secondo era invece semplice buonsenso tenere alta la guardia, vista la partecipazione dell’estrema destra insieme ad esponenti del mondo ultrà e soggetti legati alla criminalità organizzata, come successo a Napoli. Tenuto conto della serata precedente a Roma, dove i neofascisti erano riusciti a scorazzare per la città lanciando bombe carta e incendiando mezzi in sosta. Lo schieramento delle forze di polizia in piazza Duomo era costituito da uno sparuto manipolo di uomini del reparto mobile, a presidiare la prefettura una manciata di carabinieri trincerati dietro le transenne, tra la folla dei manifestanti sette-otto poliziotti in borghese. Qualche settimana fa in occasione della farsesca calata leghista a Catania per l’udienza preliminare al processo contro Salvini (per il sequestro di donne uomini e bambini sulla nave Gregoretti), la città era stata teatro di una militarizzazione senza precedenti: zone rosse interdette a chiunque, centinaia di uomini in assetto antisommossa, decine di blindati, elicotteri, addirittura container posizionati a difesa del porto dove si è svolta la convention leghista (quella nel corso della quale la Maraventano si è profusa in uno sperticato elogio alla mafia). Il tutto, con le dovute differenze, ricordava la Genova del sanguinario G8. Alla fine una colorata e festosa manifestazione si era conclusa senza il minimo problema: una simbolica “annacata” delle transenne e un lancio di rotoli di carta igienica con l’effige del “capitano”, tutto qui.
Ciò premesso, passiamo al racconto di quello che abbiamo visto e documentato: dopo aver constatato che la situazione alla prefettura era assolutamente tranquilla in quel momento, ci siamo spinti fino al Duomo. Qui dopo un po’ abbiamo visto arrivare un gruppetto di fascisti provenienti dalla prefettura, qualche tricolore, per lo più vecchi arnesi dello squadrismo catanese; questi si sono posizionati in piazza a sproloquiare al megafono, qualche minuto e, sempre dalla stessa direzione, è giunto un gruppo più numeroso, giovani, felpe con cappuccio, probabilmente elementi della curva ultrà, si sono fermati qualche minuto a parlottare con i fasci per poi puntare con decisione nuovamente verso il presidio alla prefettura.
Il modo in cui si muovevano, decisi e spavaldi, ci ha indotto a seguirli, ci siamo posizionati in modo da avere una buona visuale e abbiamo aspettato. Abbiamo notato che i poliziotti in borghese presenti riprendevano e fotografavano proprio il gruppo che aveva attratto la nostra attenzione. Passata mezz’ora, improvvisamente una bomba carta, dopo aver tracciato l’aria con una breve parabola, è esplosa tra la folla: l’obbiettivo erano certamente i manifestanti. Il lancio è avvenuto da non più di sette metri, impossibile si sia trattato di un errore.
A questo punto i manifestanti pacifici hanno cominciato ad inveire contro il gruppo di provocatori, invitandoli ad allontanarsi. Lo schieramento di polizia, che nel frattempo era stato rafforzato con l’arrivo di agenti del reparto mobile, è rimasto fermo senza intervenire. Solo un gruppetto di poliziotti in borghese (sei o sette) si frapponeva tra i due schieramenti. I fascio/curvisti sono repentinamente indietreggiati, riposizionandosi all’incrocio dei quattro canti dove il gruppo si è infoltito con l’arrivo di altri soggetti, alcuni con i caschi, qualche spranga o cintura brandita a mo’ di arma. A fronteggiarli solo i pochi poliziotti in borghese, un ostacolo inconsistente, quasi simbolico. Il reparto della mobile ha continuato a rimanere fermo mentre dai provocatori è cominciato un lancio di bombe carta, bottiglie e fumogeni, bersaglio il presidio di manifestanti pacifici.
Solo per un caso le bombe carta non hanno ferito nessuno, si trattava di veri e propri ordigni in grado di arrecare danni anche seri se fossero esplosi addosso a qualcuno dei manifestanti oggetto della violenta provocazione. Il tutto è durato una decina di minuti, poi tra gli aggressori sono scoppiate diverse zuffe e il gruppo si è disperso. Alcuni si sono ripresentati più tardi come se niente fosse, li abbiamo riconosciuti perché erano senza mascherina, sia prima che dopo i fatti.
Questo il resoconto di quanto avvenuto. Ognuno tragga le proprie conclusioni.