di Andrea Gentile
Vittoria, martedì 3 novembre 2020
L’ordinanza a firma del presidente della regione con cui da oggi è istituita la “zona rossa” è stata pubblicata sul sito ufficiale solo ieri, per poche ore in tarda mattinata; poi è stata rimossa e ripubblicata uguale in serata. Venerdì sera Musumeci, intervistato, dichiarava che non c’erano le condizioni per la decretazione.
Come accaduto in tutta Europa, nelle ultime settimane la curva dei contagi si è impennata. Secondo una testata giornalistica locale, sarebbero quasi cinquecento i positivi al covid-19, su sessantacinque mila abitanti circa. Meno dell’uno per cento. Secondo i modelli di calcolo (precedentemente utilizzati) si può ritenere che i vittoriesi che hanno contratto il virus siano molti di più.
Non esistono dati ufficiali (chiari e univoci) forniti dall’Asp7 di Ragusa sui contagi, suddivisi per comuni. L’autorità locale politica (e sanitarie), la Commissione straordinaria, non si è mai espressa pubblicamente sulla questione.

Il sistema sanitario locale fatica a reggere il peso di un’emergenza appena proclamata e destinata a gravare ancora di più. Le sirene delle ambulanze si ripetono sempre più frequenti ogni giorno. In ospedale, dove ci sono già stati contagi, i medici e gli infermieri sono costretti a operare turni estenuanti senza ricambio sufficiente. I posti letto in terapia intensiva promessi da mesi non sono ancora attivi e non si conosce quando lo saranno. La medicina territoriale, primo presidio, non è stata potenziata. I tamponi vengono eseguiti con relativa lentezza e il tracciamento appare oramai impossibile.
Il focolaio dell’infezione si espande. Il virus è aggressivo, ancora oggi sconosciuto nelle forme e nelle azioni, e coglie ogni occasione per il contagio. Le relazioni sociali, messe a dura prova durante il lockdown e poi esplose durante l’estate, non possono che essere necessariamente ridotte. I vittoriesi, nonostante i numeri e gli avvisi, hanno trascorso anche l’ultimo fine settimana aggregandosi, al chiuso e all’aperto, spesso incuranti dei rischi.
Da oggi Vittoria è zona rossa e i vittoriesi non potranno passeggiare, fare compere, andare al ristorante o correre alla villa comunale. La maggior parte andrà a lavorare, come sempre. Perché a Vittoria il lavoro è agricoltura. E, secondo il decreto, il più grande mercato Ortofrutticolo del Meridione non si ferma; non si fermano le campagne e la produzione; non si fermano i magazzini di trasformazione dei prodotti. Se in serra è forse possibile mantenere adeguate distanze tra i lavoratori, così non è in molti altri luoghi della filiera agricola. Inoltre, i trasporti e gli spostamenti delle merci e dei lavoratori, e quindi i contatti e gli scambi tra la “zona rossa” e il circondario sono autorizzati.
Che Vittoria sia la “zona rossa” più grande d’Italia è certo. Che le condizioni del territorio siano tra le più complicate, altrettanto. Su questa dannata città però oggi si condensano i nebulosi dubbi su quanto è stato fatto per preparaci alla tempesta che incombe. Tutti si chiedono se quanto deciso nelle ultime ore riuscirà a interrompere la catena dei contagi o, più semplicemente, quando la tempesta si scatenerà.